Sei pronto per entrare in campo, sei concentrato ed ecco giungere come un tuono a squarciare il silenzio quel vortice di frasi destabilizzanti e che probabilmente andranno ad influenzare la tua partita.

  • Non ti dovrebbe tremare il braccio quando servi la seconda palla al tie-break
  • La concentrazione dovrebbe essere massima ogni volta che impatti la palla
  • Arrabbiarti per aver sbagliato, probabilmente ti condizionerà i momenti successivi
  • I tuoi genitori ti stimano, il tuo allenatore crede nelle tue potenzialità
  • I tuoi compagni di allenamento e i tifosi ti reputano un buon giocatore
  • Con tutti lo staff hai lavorato duramente tutta la stagione per migliorare la tua conduzione fisica

Tutti loro contano su di te, e a quel punto, inizi a chiederti se sarai all’altezza delle aspettative.

Ecco uno dei motivi per cui risulta necessario allenare i giovani sportivi negli aspetti di natura mentale come i pensieri, le emozioni e i comportamenti. È importante ricordare che le emozioni o i pensieri si manifestano in modo spontaneo e non è possibile “accenderle o spegnerle come se ci fosse un interruttore”, però si può educare l’aspetto emotivo dell’atleta con risultati efficaci.

L’ambito sportivo costituisce solo uno dei tanti contesti in cui risulta determinante il contributo della gestione di abilità mentali. Essere in grado di riconoscere e utilizzare gli stati emotivi permette un miglioramento delle prestazioni. Avviare dei percorsi di allenamento, che prevedano un incremento parallelo di abilità emotive – e quindi non solo fisiche, tecniche e strategiche – permetterà all’atleta un forte sostegno, verso una crescita ottimale sportiva, ma soprattutto umana. Perché, come diceva Mario Belardinelli, il nostro scopo è formare Grandi Uomini e Grandi Donne, e se anche uno solo tra loro diventerà un atleta di alto livello, noi saremo contenti del nostro lavoro.